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Valore probatorio della firma digitale: cosa dice la normativa

Valore probatorio della firma digitale: cosa dice la normativa

Il valore probatorio della firma digitale fornisce certezze sull’autenticità e l’integrità dei documenti, che non si possono ripudiare senza prove concrete.

Il valore probatorio della firma digitale garantisce l’integrità e l’autenticità del documento informatico, oltre ad assicurare il non ripudio da parte di chi l’ha sottoscritto. È come la firma sottoscritta a mano, ma più sicura: utilizzandola è impossibile che si abbiano sorprese o sorgano dubbi sull’origine di un atto o una dichiarazione, non può essere copiata o contraffatta. Il segreto di tanta affidabilità sono le chiavi crittografiche asimmetriche su cui si basa la sua tecnologia, creata apposta con l’obiettivo di rendere sempre possibile l’identificazione certa del firmatario. A questi aspetti si aggiungono l’estrema comodità che comporta, in quanto consente la gestione in sicurezza dei documenti anche da remoto, oltre alla facilità di utilizzo. Per conoscere in modo approfondito questa soluzione e capire perché è vantaggiosa per le proprie attività, è necessario fare riferimento alle norme che la disciplinano, previste dal CAD – Codice dell’amministrazione digitale e dal regolamento europeo eIDAS.

Valore probatorio della firma digitale, le regole

La firma digitale, soluzione inclusa nello standard della firma elettronica qualificata, funziona con due chiavi crittografiche. Una è privata e a disposizione solo del proprietario della firma, l’altra è pubblica. La prima consente di abbinare al documento informatico un codice, che potrà essere decodificato dal destinatario grazie alla seconda. La chiave privata, che può essere sbloccata solo tramite Pin, viene conservata in una smart card, in un token o in ambiente virtuale: per firmare, il proprietario semplicemente dovrà utilizzare un apposito programma fornito da un trust service provider. Sul mercato si trovano app, web service e piattaforme, oltre a sistemi gestionali completi che hanno integrata anche la funzione di firma digitale.

Con pochi, semplici passaggi, gestiti dal proprio computer ma anche da tablet e smartphone, è possibile cambiare totalmente il valore legale di un documento. Infatti, come precisa l’articolo 20 del Codice dell’amministrazione digitale le variabili in grado di modificare l’efficacia probatoria del documento informatico sono:

  • L’apposizione o no della firma elettronica (è chiaro che un documento non firmato non ha valore legale);
  • La tipologia di firma elettronica utilizzata.

Non tutte le firme elettroniche, infatti, sono uguali e hanno lo stesso valore. Per capire le distinzioni è utile fare riferimento al regolamento europeo eIDAS che le descrive tutte nel dettaglio:

  • Firma elettronica semplice: il valore probatorio viene valutato dal giudice caso per caso. Consiste in dati elettronici connessi ad altre informazioni. Un esempio è dato dall’indicare nome e cognome in calce a un documento;

  • Firma elettronica avanzata: ha l’efficacia probatoria della scrittura privata, disciplinata dall’articolo 2702 del codice civile. Deve ricondurre unicamente al firmatario, di modo che sia possibile utilizzarla come mezzo di identificazione dell’autore della sottoscrizione. Il documento, una volta apposta la firma elettronica avanzata, è immodificabile. Un esempio di firma elettronica avanzata è la firma grafometrica, che consiste in una firma tracciata a mano su un supporto digitale come una tavoletta;

  • Firma elettronica qualificata: oltre ad avere il valore della scrittura privata, integra, come espresso testualmente dalla normativa, l’inversione dell’onere della prova. Significa che chi la utilizza e poi disconosce il documento deve fornire prove del fatto che non abbia apposto egli stesso la firma. Firme di questa tipologia possono essere prodotte attraverso l’utilizzo di strumenti come smart card e token forniti da soggetti autorizzati da Agid – Agenzia per l’Italia digitale.

La firma digitale è una firma elettronica qualificata e, dunque, è il non plus ultra in termini di sicurezza e affidabilità tra tutti gli standard di firma elettronica previsti dalla legge. Il suo valore probatorio è paragonabile alla firma sottoscritta a mano e se chi l’ha apposta vuole ripudiare il documento sottoscritto dovrà fornire prove concrete che accertino la contraffazione.

 Perché il valore probatorio della firma digitale è un vantaggio

È evidente il grado di affidabilità che la firma digitale comporta, a garanzia sia del firmatario sia del destinatario del documento. Infatti, chi sottoscrive il documento ha la certezza che nessuno potrà rivendicare quell’atto in quanto sarà sempre perfettamente riconducibile al vero autore della firma. D’altro canto, chi riceve il documento non avrà il problema di accertare l’origine della firma e non ci saranno dubbi sulla sua autenticità, né del fatto che un domani l’autore potrebbe disconoscerla rimangiandosi quanto siglato: in tal caso, spetterà al firmatario fornire valide prove a sostegno del ripudio.

Oltre all’elevato grado di sicurezza e certezza, tuttavia, i vantaggi dell’alto valore probatorio della firma digitale si riscontrano anche in aspetti più pratici e quotidiani. Per esempio, gestendo da remoto i documenti informatici si avrà a disposizione una soluzione in grado di validarli come se si firmasse a mano e di presenza. Considerando l’attualità, vedi i tempi della pandemia, con il ricorso allo smart working e la necessità di garantire il distanziamento sociale, per le aziende è stato fondamentale, per la continuità operativa dell’impresa, avere a disposizione uno strumento di questo genere. Si possono infatti sottoscrivere contratti e altri documenti strategici per il proprio business senza spostarsi da casa, tagliando inoltre i tempi necessari per la procedura ed evitando costi connessi all’organizzazione di riunioni, viaggi di lavoro e timbri.

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